Q era iniziato sotto i migliori auspici: un romanzo storico con una solida documentazione alle spalle e l'intento di comunicare un messaggio capace di scardinare il comune sentire. Purtroppo, superate le prime duecento pagine, è apparso evidente che Luther Blissett abbia mancato il suo obiettivo.

Quale sarebbe stato il messaggio capace di scardinare il comune sentire? Quanto sono stronze le religioni quando non permettono il dissenso? Che gli eventi storici sono mossi da oscuri complotti? Che si sta tanto bene senza denaro e i banchieri sono tutti avidi corrotti? Che mettere in comune i beni garantisce la felicità, pace e amore? Che religioni e potere temporale si sposano spesso tra di loro al fine di raggiungere i propri interessi? Non riesco a credere che Blissett pretendesse di sconvolgere i suoi lettori con questo mix di luoghi comuni e realtà ormai appurate.

Ma forse voleva fare il botto, rivelandoci che la Chiesa non accetta altra guida spirituale, morale e intellettuale tranne se stessa. Peccato che sia un fatto evidente a chiunque non abbia gli occhi foderati di prosciutto, tant'è vero che, ancora oggi, la Chiesa pretende (e, a volte, purtroppo, ottiene) la negazione di diritti come l'aborto, il matrimonio egualitario e l'eutanasia.

Quindi, posto che chi ha gli occhi foderati di prosciutto non se li farà certo liberare da un romanzo, non ho capito quale fosse il messaggio innovatore di Blissett. ( )

É un libro moi emocionante e cunha carga histórica apaixonante. Altamente adictivo. ( )

It's a long book,and I sense could have been shorter to its own advantage. I happen to know a little about the radical Reformation players who populate its pages. I can't understand the authors' portrayal of Hans Denck, who based on everything I've read was a gentle soul and perhaps much more of an influence in moving Hans Hut and others like him away from the violence of Thomas Muentzer. I did not understand why the authors mentioned Obbe Philips only briefly and somewhat dismissively, since his (and his brother Dirk's) connection to Menno Simons will be very important to subsequent Anabaptist history. Menno isn't even mentioned. I think the authors had it right in that David Joris for a moment attempts to combine Anabaptist visions and include the remnants of Muenster. As I understand it he has to leave the north fairly quickly to flee to Basle. The authors have him operating openly there under his real name, but this seems very unlikely. As I understand it, he directed the DavidJorist sect from afar, clandestinely under the name of Jan of Bruges, and that even his own family was unaware of his former life and the deception which was discovered after his death. I hope it isn't too much of a spoiler (quit reading immediately if you are very sensitive), to say that

I loved the surprise ending. ( )

H1.31.2

This was touted somewhere as a cross between a Le Carré spy novel and The Name of the Rose, I don't think it reaches the heights of either. By the time the central question of the novel heats up, it's practically over, and the main character's travels across the religious wars of Europe just aren't that interesting. ( )