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Farewell to Growth

Tekijä: Serge Latouche

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1125245,017 (3.48)-
Most of us who live in the North and the West consume far too much - too much meat, too much fat, too much sugar, too much salt. We are more likely to put on too much weight than to go hungry. We live in a society that is heading for a crash. We are aware of what is happening and yet we refuse to take it fully into account. Above all we refuse to address the issue that lies at the heart of our problems - namely, the fact that our societies are based on an economy whose only goal is growth for growth's sake. Serge Latouche argues that we need to rethink from the very foundations the idea that our societies should be based on growth. He offers a radical alternative - a society of 'de-growth'. De-growth is not the same thing as negative growth. We should be talking about 'a-growth', in the sense in which we speak of 'a-theism'. And we do indeed have to abandon a faith or religion - that of the economy, progress and development--and reject the irrational and quasi-idolatrous cult of growth for growth's sake. While many realize that that the never-ending pursuit of growth is incompatible with a finite planet, we have yet to come to terms with the implications of this - the need to produce less and consume less. But if we do not change course, we are heading for an ecological and human disaster. There is still time to imagine, quite calmly, a system based upon a different logic, and to plan for a 'de-growth society'.… (lisätietoja)
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Livro fofo com boas sugestões e dados que as embasam, rumo a um ideário de uma sociedade não inustentável, que não culminaria no colapso sistêmico-ecológico. Mais um manifesto para apresentar ideias e inspirar o imaginário do que algo que consegue lidar com os problemas táticos-estratégicos de possíveis implementações ou das tensões destas para com a necessidade de crescimento e expansão do capital ou a concorrência no âmbito dos estados nação. ( )
  henrique_iwao | Aug 30, 2022 |
Al Big Bang ineluttabilmente segue il Big Crash. ( )
  downisthenewup | Aug 17, 2017 |
Non si puo' non essere d'accordo con L. nel senso del suo manifesto. Un po' dubbiosi sulle soluzioni proposte sì: la semplicità con la quale si sottindendono cambiamenti che non sarebbero epocali, bensì quasi innaturali per la razza umana, è davvero ingenua. Non stupisce che anche secondo l'autore la descescita rappresenta solo una bellissima utopia. Da rileggere fra trent'anni. ( )
  bobparr | Dec 14, 2014 |
Latouche vuoi diventare uno Steve jobbs? Hai idee interessanti condividile e cerca di capire quelle degli altri !! Non attacare se non sai!
Pur essendo un libro fatto per essere venduto, pur cedendo ad un tono quasi religioso, pur essendo molto labile il confine
tra utopia concreta e utopia che non lo è, in tempi di "guerra democratica" (un libro che vorrei leggere) si deve alzare forte il canto della canzone War di Edwin Star.

In questa economia in decrescita l'ALM sarà veramente importante.
Il pensiero della crisi ambientale fu anticipato persino da Martin Heidegger (1889-1976) nel suo saggio Costruire abitare pensare. Il geografo russo Petr Kropotkin (1842-1921) studiò le questioni economico-sociali in riferimento all'ambiente fisico e alle risorse con una sensibilità ecologica.

I concetti espressi qui da Latouche sono ricompresi nelle analisi di Etica - Giustizia e Economia condotte dal mito Amartya Sen che contrasta l'utilitarismo e propone un modello teso all'effettiva tutela di aspetti centrali dei diritti umani e teso a superare
l'utilitarismo Benthamiano che invece predica aumento del PIL = crescita = sviluppo = aumento del Benessere.
Non a caso nel link http://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_per_la_decrescita_felice troviamo questo riferimento. Nel 2008 il Presidente francesce Nicolas Sarkozy incarica una Commissione, Stiglitz-Sen-Fitoussi , per studiare modelli e indicatori alternativi al PIL col fine di aiutare cittadini e amministratori nell'individuare misure più corrette per la qualità della vita.
Latouche è ignorante quando attacca Sen. Latouche prima di parlare studia!!!
http://it.politica.cattolici.narkive.com/I3lukSaZ/serge-latouche-vs-sen

Pag 7 Se la bellezza che la terra deve alle cose venisse distrutta dall'aumento illimitato della ricchezza e della popolazione [...] allora io spero sinceramente, per amore della posterità, che questa sarà contenta di rimanere stazionaria, molto tempo prima di esservi costretta dalla necessità.
John Stuart Mill Principi di economia politica (1848), Utet, Torino 1962, p. 712.
Pag 8 Ma, sicuri del nostro pasto di stasera, facciamo orecchie da mercante. Soprattutto,
evitiamo di chiederci da dove veniamo: da una società della crescita, ovverosia da una società fagocitata da un'economia la cui sola finalità è la crescita fine a se stessa.
Pag 9 parla dei GAS gruppi di acquisto solidale
Pag 10 Laparola d'ordine della decrescita ha soprattutto lo scopo di sottolineare con forza la necessità dell'abbandono dell'obiettivo della crescita illimitata, obiettivo il cui
motore è essenzialmente la ricerca del profitto da parte dei detentori del capitale, con conseguenze disastrose per l'ambiente e dunque per l'umanità. Non soltanto la società è ridotta a mero strumento e mezzo della meccanica produttiva, ma l'uomo stesso tende a diventare lo scarto di un sistema che punta a renderlo inutile e a farne a meno.
Pag 11 L'alternativa dunque è esattamente "decrescita o barbarie"! A rigore, sul piano teorico si dovrebbe parlare di acrescita, come si parla di ateismo, più che di decrescita. la decrescita è una società nella quale si vivrà meglio lavorando e consumando dimeno. Probabilmente per neutralizzare il suo potenziale sovversivo, si tenta spesso di far rientrare la decrescita nel girone dello sviluppo sostenibile, mentre il termine decrescita si è imposto proprio per uscire dall'impostura e dalla confusione create da un'espressione "mangiatutto".
Pag 12 principio di responsabilità del filosofo Hans Jonas http://it.wikipedia.org/wiki/Il_principio_responsabilit%C3%A0 "Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana".
http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_precauzione « L'assenza di prove non è prova di assenza » (Carl Sagan) buon senso, riassunto dall'aforisma "prevenire è meglio che curare"
Lo sviluppo, concetto etnocentrico ed etnocida, si è imposto attraverso la seduzione, combinata con la violenza della colonizzazione e dell'imperialismo.
Pag 14 il fondamento antropologico dell'economia come teoria e come pratica, l'homo oeconomicus, è stato ampiamente
denunciato come riduzionista (In epistemologia il termine riduzionismo rispetto a qualsiasi scienza sostiene che gli enti, le metodologie o i concetti di tale scienza debbano essere ridotti al minimo sufficiente a spiegare i fatti della teoria in questione. In questo senso il riduzionismo può essere inteso come un'applicazione del cosiddetto "rasoio di Occam" (o "principio di economia"), secondo cui non bisogna aumentare senza necessità le entità coinvolte nella spiegazione di un fenomeno.) da tutte le scienze umane.
Pag 14 In epistemologia il termine riduzionismo rispetto a qualsiasi scienza sostiene che gli enti, le metodologie o i concetti di tale scienza debbano essere ridotti al minimo sufficiente a spiegare i fatti della teoria in questione. In questo senso il riduzionismo può essere inteso come un'applicazione del cosiddetto "rasoio di Occam" (o "principio di economia"), secondo cui non bisogna aumentare senza necessità le entità coinvolte nella spiegazione di un fenomeno.
Pag 14 l'idea di decrescita è stata formulata, in una forma non distante dalla nostra, da André Gorz, François Partant, Jacques Ellul, Bernard Charbonneau e soprattutto da Cornelius Castoriadis e Ivan Illich mettere in discussione la società dei consumi e le sue basi immaginarie: il progresso, la scienza e la tecnica. L'intuizione dei limiti fisici della crescita economica risale in parte già a Thomas Malthus (1766-1834), ma trova il suo fondamento scientifico soltanto con Sadi Carnot e la sua seconda legge della termodinamica (1824). In effetti, il fatto che le trasformazioni dell'energia nelle sue diverse forme (calore, movimento ecc.) non siano totalmente reversibili - e che dunque si produca il fenomeno dell'entropia
Pag 15 Adottando il modello della meccanica classica newtoniana, osserva Georgescu-Roegen, l'economia esclude l'irreversibilità del tempo. In questo modo ignora l'entropia, ovvero l'irreversibilità delle trasformazioni dell'energia e della materia. Da ciò discende, per Georgescu-Roegen, l'impossibilità di una crescita infinita in un mondo finito e la necessità di sostituire la scienza economica tradizionale con una bioeconomia, ovvero di pensare l'economia all'interno della biosfera. Chi crede che sia possibile una crescita infinita in un mondo finito, concludeva Boulding, o è un pazzo o è un economista.
Pag 16 Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che ne fornisce i mezzi, e l'obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità. La pubblicità ci fa desiderare quello che non abbiamo e disprezzare quello che già abbiamo. Crea incessantemente l'insoddisfazione e la tensione del desiderio frustrato. I beni di prima necessità vengono dimenticati. Sempre di più, la domanda si sposta dai beni di grande utilità ai beni di grande futilità. La pubblicità, che costituisce il secondo bilancio mondiale dopo gli armamenti,
Pag 19 Il delirio quantitativo ci condanna a precipitare nell'insostenibile, sotto l'effetto del "terrorismo dell'interesse composto". È quello che potremmo definire il teorema dell'alga verde. “In uno stagno vi è una ninfea che si riproduce, raddoppiandosi, ogni giorno. In trenta giorni avrà ricoperto l’intero specchio d’acqua. In che giorno le ninfee ricopriranno la metà dello stagno?” Un bel giorno, incoraggiata dall'uso massiccio di concimi chimici da parte degli agricoltori circostanti, una piccola alga verde comincia a prosperare in un grandissimo stagno. Anche se la sua diffusione annua è rapida, di una progressione geometrica con fattore 2, nessuno se ne preoccupa. In effetti, anche raddoppiando ogni anno, l'alga coprirà l'intera superficie dello stagno in trent'anni: e al termine del ventiquattresimo anno sarà colonizzato soltanto il 3 per cento dello specchio d'acqua! Forse ci si comincerà a preoccupare quando l'alga avrà colonizzato la metà della superficie, facendo sorgere una minaccia di eutrofizzazione, cioè di asfissia della vita acquatica. Anche se per arrivare a quel punto ci sono voluti decenni, basterà un solo anno per provocare la morte irrimediabile dell'ecosistema lacustre.
Pag 21 In altre parole, l'umanità già consuma circa il 30 per cento in più della capacità di rigenerazione della biosfera.
Pag 22 anche se i 6 miliardi di abitanti del pianeta avessero uno stile di vita occidentale modesto basato interamente sulle energie rinnovabili, avremmo pur sempre bisogno di 1,8 pianeti
Pag 23 Tuttavia tutti questi approcci aggirano il problema fondamentale, che sta nella logica della dismisura del nostro sistema economico .
Pag 24 Durante i cosiddetti "trenta gloriosi" - i tre decenni di sviluppo economico dal 1945 al 1975 - era possibile denunciare i misfatti della crescita e dello sviluppo soltanto nel Sud, dove erano più visibili in quanto producevano deculturazione, omologazione e pauperizzazione.
Pag 24 La globalizzazione, favorendo una grande dislocazione e lo smantellamento delle reti di protezione sociale, ha portato a termine la distruzione della cultura popolare. Queste evoluzioni hanno aperto la strada a una classe politica populista e corrotta,se non criminale. Determinando lo spostamento delle classi medie dalla solidarietà all'egoismo individuale e orientando gli stati occidentali verso una controrivoluzione neoliberista, che smantella lo stato assistenziale, il fenomeno delle "maggioranze soddisfatte", secondo la felice definizione di John Kenneth Galbraith Il nuovo stato industriale.
Pag 26 Tutti i regimi moderni sono stati produttivisti: repubbliche, dittature e sistemi totalitari, a prescindere che i governi fossero di destra o di sinistra, liberali, socialisti, socialdemocratici, centristi, radicali o comunisti. Tutti hanno considerato la crescita economica come la pietra angolare indiscutibile dei loro sistemi. La decrescita è "utopia concreta", nel senso positivo datole da Ernst Bloch. http://it.wikipedia.org/wiki/Ernst_Bloch Bloch sosteneva che speranza e utopia sono elementi essenziali dell'agire e del pensare umano. Egli intendeva così porre in luce il contenuto utopico del pensiero di Karl Marx, che viene ad assumere, nell'interpretazione di Bloch, una peculiare tensione messianica. Bloch tentò di stabilire un collegamento fra marxismo e Cristianesimo.
Pag 28 Noi viviamo in società basate su vecchi valori "borghesi": onestà, servizio dello stato, trasmissione del sapere, lavoro ben fatto ecc. Eppure, "è sotto gli occhi di tutti che questi valori sono diventati vuoti simulacri quel che conta è solo quanto denaro
Pag 30 Cambiare valori -> Cambia rapporti -> Ridistribuzione -> Rilocalizzare In effetti, come già rivelava l'analisi classica di Thorstein Veblen (La teoria della classe agiata (1899)), il desiderio di consumare deriva meno dall'esistenza di un bisogno reale che dal desiderio di affermare uno status imitando il modello di coloro che si trovano appena un gradino al di sopra di noi
Pag 33 Non sarà possibile costruire una società serena della decrescita senza ritrovare le dimensioni della vita che sono state rimosse: il tempo per fare il proprio dovere di cittadino, il piacere della produzione libera, artistica o artigianale, la sensazione del tempo ritrovato per il gioco, la contemplazione, la meditazione, la conversazione, o semplicemente la gioia di vivere
Pag 34 La convivialità, termine che Ivan Illich prende in prestito dal grande gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin,30 punta precisamente a ritessere il legame sociale disfatto dall' "orrore economico".31 La convivialità reintroduce lo spirito del dono nel commercio sociale, là dove vige la legge della giungla, e in questo modo riannoda la philia (l' "amicizia") aristotelica.
Pag 35 Si può dire che le otto "R" sono tutte ugualmente importanti. Tuttavia tre hanno un ruolo strategico: la rivalutazione, in quanto presiede a qualsiasi cambiamento; la riduzione, in quanto sintetizza tutti gli imperativi pratici della decrescita; e la rilocalizzazione, in quanto riguarda la vita quotidiana e il lavoro di milioni di persone.
Pag 37 In questa prospettiva, il locale non è un microcosmo chiuso, ma il nodo in una rete di relazioni trasversali virtuose e solidali, volta a sperimentare pratiche di rafforzamento democratico (tra cui il bilancio partecipato) che permettono di resistere al dominio liberista. Il programma di rilocalizzazione implica la ricerca in primo luogo dell'autonomia alimentare e successivamente di quella economica e finanziaria.
Pag 42 Hoogendijk ha tentato di esaminare la questione dell'autolimitazione dei bisogni: "Per quanto riguarda i nostri pretesi bisogni, definiti "senza limite" in qualsiasi manuale di economia, probabilmente è saggio fare una distinzione più precisa di quella tra bisogni primari e secondari, o di quella, secondo la terminologia di Keynes, tra bisogni assoluti e relativi, dove i primi hanno limiti naturali e i secondi no". In effetti tutti i medici concordano sugli effetti positivi della pratica ancestrale della siesta.
Pag 43 Lo spirito della decrescita è agli antipodi di questa ricerca ossessiva di economie di ogni genere e dell'ideologia neoliberista che ne è il fondamento, con le sue parole chiave: efficienza, prestazioni, eccellenza, redditività a breve termine, riduzione dei costi, flessibilità, ritorno sull'investimento ecc., il cui risultato è la distruzione del tessuto sociale.
Pag 48 Comunque sia, il destino del mondo e dell'umanità dipende in larghissima parte dalle decisioni dei dirigenti cinesi.
Pag 48 Il fatto che sono coscienti dei disastri ecologici del nostro tempo e delle minacce quanto mai reali che pesano sul loro avvenire (e sul nostro), che sanno che i costi ecologici della loro crescita annullano o superano i suoi benefici in termini di bilancio ecologico (anche se quelli che intascano i dividendi non sono gli stessi che pagano i costi), tutto questo, combinato con una tradizione millenaria di saggezza lontana mille miglia dalla razionalità e dalla volontà di potenza occidentali, lascia sperare che i cinesi non si spingano fino in fondo al vicolo cieco della crescita che noi stiamo raggiungendo (qui mi permetto di vedere un po di utopia non realistica :-) ).
Pag 49 La decrescita è riformista o rivoluzionaria? La risposta è che si tratta di una vera e propria rivoluzione. Va chiarito però che per noi, come per Cornelius Castoriadis, "rivoluzione non significa né guerra civile né spargimento di sangue. La rivoluzione significa l'ingresso della gran parte della comunità in una fase di attività politica, e cioè istituente". È sotto gli occhi di tutti che, con il trionfo del capitale, la lotta di classe è finita (e allora perchè a pag 12 usa il termine lotta di classe?). La decrescita obbedisce più all'etica della responsabilità che all'etica della convinzione. La politica non è la morale, e il responsabile politico deve fare dei compromessi con l'esistenza del male. La ricerca del bene comune non è la ricerca del bene assoluto ma quella del male minore. Anche se il realismo politico non consiste nell'adeguarsi alla banalità del male ma nel contenerla all'interno dell'orizzonte del bene comune. Di conseguenza, qualsiasi politica non può che essere riformista, e deve esserlo, se non vuole sprofondare nel terrorismo.
Pag 51 Esiste una "cosmocrazia" mondiale che, senza una decisione esplicita, svuota la politica della sua sostanza e impone le sue volontà attraverso "la dittatura dei mercati finanziari". A. Gorz, Écologie et liberté, Galilée
Pag 53 Stimolare la "produzione " di beni relazionali, come l'amicizia o la conoscenza, il cui "consumo" non diminuisce le scorte esistenti ma le aumenta (un bel consiglio pratico per ognuno di noi a prescindere da tutto). "Lo scambio intellettuale - ci spiega Bernard Maris - è fondamentalmente differente dallo scambio mercantile. Nello scambio intellettuale chi dà non perde nulla e chi riceve prende ma non toglie nulla al suo interlocutore. Dunque il sapere, la conoscenza, l'arte possono essere "consumati" da tutti.
Pag 55 Al centro del programma deve dunque essere posta l'internalizzazione delle diseconomie esterne
Pag 55 Queste misure "riformiste" in linea di principio sono compatibili con la teoria economica ortodossa: l'economista liberista Cecil Pigou ne ha enunciato i fondamenti già all'inizio del XX secolo! Pigou dimostrava che per realizzare una condizione di ottimo (il massimo benessere dell'insieme dei consumatori e dei produttori) era necessario correggere i prezzi con un sistema di tassazione o di sovvenzioni: tasse per far pagare al produttore i fattori negativi che impone ai suoi vicini e sovvenzioni per remunerare il produttore per gli effetti esterni positivi. Un sistema del genere, secondo Pigou, avrebbe stimolato gli attori a tenere conto degli effetti sociali delle loro decisioni private e a modularle di conseguenza. Insomma era già nato il principio "chi inquina paga".
Pag 56 Le multinazionali operano senza assumersi nessuna responsabilità e non sono controllate da nessun parlamento o istanza rappresentativa dell'interesse generale. In poche parole, la struttura politica del mondo è stravolta.
Pag 58 Il problema sociale non si risolverà senza risolvere la crisi ecologica.
Pag 59 Per secoli infatti gli aumenti di produttività sono stati trasformati in crescita del prodotto anziché in decrescita dello sforzo. Simmetricamente, viene sottovalutato il potenziale aumento di produttività ottenibile con strumenti conviviali.
Pag 60 la decrescita non è un dogma rigido ma una messa in discussione della logica della crescita per la crescita.
Pag 61 Gabriel Tarde: " Il posto che i bisogni cancellati hanno lasciato nel cuore, lo occupano i talenti - artistici, poetici, scientifici - ogni giorno moltiplicati e radicati" Fragments d'histoire future (1896), Slatkine, Genève 1980, p. 92.
Pag 62 Il partito socialdemocratico francese (quello delle 35 ore) sosteneva anche esplicitamente la necessità di una decrescita: "Deve diminuire e scomparire quello che minaccia di distruggere le basi naturali della vita", 41 tra cui il nucleare e, in parte, l'automobile privata. Il programma si fondava sull'idea che la razionalità ecologica e la razionalità economica (cioè capitalistica) potevano coincidere, secondo la famosa strategia del win-win (tutti vincono). La ragione del fallimento del programma sta proprio in questa volontà di non mettere in discussione la logica capitalistica.
Pag 63 Senza recuperare l' "incanto della vita", la decrescita sarebbe votata al fallimento. È necessario ridare un senso al tempo liberato. Adesso non è così Il tempo libero si professionalizza e si industrializza sempre di più.
Pag 64 Gorz Capitalismo, socialismo, ecologia, "a forza di monetizzare, professionalizzare e trasformare in lavoro le rare attività di autoproduzione e di autoservizio che noi svolgiamo ancora da soli, non si riduce forse, fino ad annientarla, la nostra capacità di occuparci di noi stessi, minando così i fondamenti dell'autonomia esistenziale, ma anche quelli della socialità vissuta e del tessuto relazionale?"
Pag 65 La critica è verso ogni società della crescita non solo il capitalismo. La decrescita va contro lo "spirito del capitalismo" come lo ha inteso Max Weber, il che però non vuole dire distruggere tutti gli istituti dell'economia in quanto unità di valore e mezzo di scambio la moneta è una grande invenzione, una grande creazione dell'umanità"
Pag 68 malgrado la tradizione anarchica all'interno del marxismo, attualizzata dalla Scuola di Francoforte, il consiliarismo e il situazionismo, la critica radicale della modernità si è spinta più avanti a destra che a sinistra. Della critica di sinistra ci sono gli esempi egregi di Hannah Arendt e di Cornelius Castoriadis (che hanno peraltro tenuto conto delle argomentazioni di pensatori controrivoluzionari come Edmund Burke, Louis de Bonald o Joseph de Maistre), ma questa tendenza è rimasta politicamente marginale. I maoismi, i trotzkismi e gli altri "ismi" di sinistra sono produttivisti quanto i comunismi ortodossi.
Pag 68 Paradossalmente, comunque, come scrive Hervé Kempf, "l'astuzia della storia potrebbe addirittura far sì che un potere autoritario prenda a pretesto la necessità ecologica per far accettare la restrizione delle libertà senza con questo mettere mano alle disuguaglianze..".
Pag 70 molti sostenitori della decrescita si rifanno all'umanesimo. Ma è proprio necessario scegliere tra ecocentrismo e antropocentrismo, tra umanesimo e antispecismo, tra relativismo assoluto e universalismo dogmatico, tra modernità e tradizione?
Pag 71 cos'è l'umanesimo? La sua essenza deriverebbe da qualcosa che rende l'uomo differente dalle altre specie, e che alcuni chiamano anima, altri ragione. A mio parere, che la decrescita, intesa come filosofia fondatrice di un progetto di società autonoma, probabilmente non sia una forma di umanesimo, deriva dal fatto che essa si basa su una critica dello sviluppo, della crescita, del progresso, della tecnica e in sostanza della modernità, e implica una rottura con l'occidentalcentrismo.
Pag 73 In sostanza, bisogna pensare a sostituire il sogno universalista, ormai offuscato dalle derive totalitarie e terroristiche e fatto proprio anche dall'imperialismo della crescita, con il necessario riconoscimento della "diversalità" (secondo il neologismo coniato dallo scrittore creolo Raphael Confiant), o con un "pluriversalismo" necessariamente relativo, ovverosia con una vera "democrazia delle culture". Per questo il progetto della decrescita non è un modello chiavi in mano ma una fonte di diversità. Questa concezione della decrescita non è in nessun modo una forma di antiumanesimo o di antiuniversalismo. Tra il trattare gli animali e le cose come persone (che corrisponderebbe all'animismo) e il trattare le persone come cose, tipico della tecnoeconomia moderna, c'è spazio per il rispetto delle cose, degli esseri e delle persone. In qualche modo si potrebbe parlare di aumanesimo, come io parlo di acrescita. Questo non implica assolutamente il rifiuto di qualsiasi assiologia, ma l'esatto contrario.
Pag 75 Comunque sia, animismo o meno, per una società della decrescita, come per Oscar Wilde, "l'arte è inutile e dunque essenziale"! ( )
  AlbyVintage | Jun 5, 2012 |
Un livre excellent sur ce qu'est la décroissance.
Simple, accessible et vraiment pas cher (3.50 €) ( )
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