El secreto del Bosque Viejo (1935), la segunda obra de Dino Buzzati, es un relato fantástico, de una sencillez esencial, que puede leerse como fábula para adultos o como relato para niños. Buzzati simboliza la riqueza del mundo en el pequeño universo de un bosque milenario y mágico. El secreto del Bosque Viejo es un canto a la infancia y a la imaginación, y también a la naturaleza, como territorios a los que todos pertenecemos originalmente y donde reside lo mejor de nosotros.

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Bosco Vecchio è un mito: è la foresta sacra dove affondano le loro radici l'infanzia dello scrittore e quella dell'umanità, dimensione incontaminata che simbolizza la vita come forza gioiosa e gratuita, disinteressata ed eterna. Bosco Vecchio è abitato da un popolo di "Geni", custodi degli alberi, titolari della magica possibilità di trasformarsi a piacere in animali o in uomini, nonché di uscire dai loro domestici tronchi per vivere una vita del tutto uguale alla nostra.

Carino, ma non mi ha entusiasmato.
La componente fantastica e quella reale si mischiano con troppa disinvoltura, i villici che deridono la credenza nei geni poi si vanno a vedere la battaglia tra i venti dalla cima della collina (mah). Anche chiamare i venti "Matteo" e "Evaristo" suona un po' come quelle persone che mettono nomi di persone ai cani.
E' una favola piacevole, ma Buzzati ha scritto di mooolto meglio. ( )

Ne "Il segreto del bosco vecchio" gli elementi naturali hanno una connotazione fiabesca: gli animali del bosco parlano, gli abeti hanno i loro gèni protettori, anche i venti hanno nomi e personalità ben definite.
Il colonnello Procolo, nuovo possessore del bosco, muta il suo atteggiamento nei confronti della natura nel corso della narrazione, così come muta il suo rapporto con il nipote Benvenuto, prima così invidiato.
L'atmosfera del Bosco Vecchio pervade il racconto con i rumori, i colori e i suoi abitanti, e fa venire nostalgia per i boschi che una volta c'erano e ora non possiamo più godere. ( )