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Left and Right: The Significance of a Political Distinction (1994)

Tekijä: Norberto Bobbio

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Following the collapse of communism and the decline of Marxism, some commentators have claimed that we have reached the 'end of history' and that the distinction between Left and Right can be forgotten. In this book - which was a tremendous success in Italy - Norberto Bobbio challenges these views, arguing that the fundamental political distinction between Left and Right, which has shaped the two centuries since the French Revolution, has continuing relevance today. Bobbio explores the grounds of this elusive distinction and argues that Left and Right are ultimately divided by different attitudes to equality. He carefully defines the nature of equality and inequality in relative rather than absolute terms. Left and Right is a timely and persuasively argued account of the basic parameters of political action and debate in the modern world - parameters which have remained constant despite the pace of social change. The book will be widely read and, as in Italy, it will have an impact far beyond the academic domain.… (lisätietoja)
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TBB-6
  Murtra | Sep 14, 2021 |
Questa faccenda degli aggettivi di “destra” e di “sinistra”, applicati alla vita, ci tormenta sin da quando veniamo al mondo, il mondo della politica, delle arti, della scienza, specialmente qui da noi in Italia. I due aggettivi si dichiarano e si contrappongono, si incontrano e si scontrano, si condannano e si assolvono, si ingannano e si evitano, non possono mai amarsi e odiarsi, intendersi e accettarsi, comprendersi e convivere.

Sin dai tempi di Cristo, c’era chi sedeva alla sua destra e chi alla sua sinistra, chi continua ad essere un figuro “sinistro” che non potrà mai sfilare insieme ad un “figuro” di destra, del quale rifiuterà sempre di accettare le idee, i gusti, le letture, i giornali, le posizioni e quant’altro sotto il cielo nel grande universo delle idee.

Anche nel campo della letteratura il dibattito è aperto e, a quanto sembra, di difficile soluzione. Ci ha provato di recente anche l’autorevole rivista letteraria inglese "Literary Review" che qui propongo alla lettura, con una chiosa personale finale.

Tutto parte dalla domanda perché gran parte dell’arte, se non tutta l’arte, sia di Sinistra. Da questa considerazione è poi scaturita la domanda chi fossero gli scrittori di Destra. Mentre a quest’ultimo interrogativo si risponde facendo dei nomi a caso, come ad esempio Iris Murdoch, Evelyn Waugh e Anthony Powell, sullo scenario di lingua inglese, alla prima si risponde affermando che gran parte del “prodotto” artistico è di sinistra perché l’arte è protesta per antonomasia, per prima cosa e, poi, una critica della società in cui viviamo.

Ma le cose, secondo l’estensore dell’articolo, non sono poi così semplici come sembrano. Orwell, un uomo di sinistra, si chiese spesso nei suoi scritti, come mai tanti grandi scrittori moderni fossero stati attratti da ideologie di Destra, come il Fascismo, nel caso di Eliot, Pound e Yeats. “Bisogna approfondire la relazione che intercorre tra Fascismo e l’intelligentsia letteraria e Yeats potrebbe essere il punto di partenza”, così scrisse nel 1943.

Oggi, molti di questi scrittori, tra i quali anche D. H. Lawrence, sarebbero certamente di sinistra nei confronti di ciò che noi chiamiamo “globalizzazione”. Orwell affermò che è una costante nell’opera di Yeats “il suo odio per la civiltà moderna occidentale”. Tracce di questo odio le si trovano anche in Eliot, Pound, Lawrence. Tutti protestano contro le brutture del mondo moderno, esprimendo il proprio disgusto per la macchina del tempo e per la corruzione dei valori umani e civili che essa hanno prodotto. Pound, nel suo odio per l’usura, è tanto ostile ai banchieri quanto lo sono i manifestanti contro il G8. Fu la sua ripulsa per il “potere del danaro” che lo spinse al fianco di Mussolini e del Fascismo italiano.

L’obbiettivo può essere lo stesso, ma la protesta di Destra ha radici diverse e forse più profonde. La sua rabbia nasce dalla distruzione di un ordine ereditato del modo di vivere. Dà più valore e forza alla cultura senza tempo, riconoscendo che non ci può essere progresso nelle arti (anche se ci possono essere innovazione e nuove tecniche), la protesta di Destra tende piuttosto verso lo scetticismo. “Quando le antiche opinioni e le regole della vita scompaiono, scrisse Burke, la perdita non può essere valutata”. Gli ambientalisti di oggi, che si collocano oggi a Sinistra, non possono non essere d’accordo con un’affermazione del genere.

Naturalmente, l’idea che l’arte sia espressione di protesta, o sostanzialmente uno strumento di protesta è, in se stessa, un’idea relativamente moderna, sia da Destra che da Sinistra. Essa risale al Romanticismo. Prima, gran parte dell’arte era la celebrazione dell’ordine precostituito e come tale fu critica nella misura in cui questa critica era diretta a coloro i quali intendevano disturbare quell’ordine. La satira, ad esempio, era in genere, conservatrice. La rabbia e la critica nascevano dalle follie, dai vizi e dalle vanità del tempo. Chi scriveva satire si rifaceva ad un’Epoca, un’Età lontana, e anche del tutto immaginaria.

Milton fu, da un punto di vista politico, di Sinistra, ma la sua arte non era affatto un’arte sovversiva. Nella stesura del “Paradiso Perduto” egli intese “giustificare le vie di Dio agli uomini”. Egli sosteneva che il mondo poggiava su un ordine ben preciso. Solo l’inganno e la disubbidienza dell’uomo avevano creato disordine.

In politica Milton fu un radicale e un repubblicano, oggi lo diremmo un modernista. Le sue opere in prosa potrebbero essere definite oggi letteratura di protesta. Ma, sebbene egli fosse un Cristiano ortodosso, con tendenze verso l’Unitarismo, la sua poesia, nella forma più elevata, si colloca nella tradizione Cristiana. Il “Paradiso Perduto” è un esempio dell’arte cristiana rinascimentale paragonabile a quella di Michelangelo e ai suoi dipinti nella Cappella Sistina. Come la musica delle “Passioni” di Bach. Un’arte del genere è un’arte positiva.

Gli artisti, come cittadini, possono appartenere alla Destra o alla Sinistra. Alcune loro opere possono essere ispirate da sentimenti politici. Nei loro diari, nelle lettere e nelle conversazioni essi possono esprimere opinioni anche violente e crude. Pensiamo, ad esempio, alla corrispondenza tra Philip Larkin e Kinsley Amis. Essi possono anche scrivere sciocche e banali poesie politiche come quelle di Harold Pinter. Ma la loro vera opera non è una questione di sentimenti, percezioni o opinioni.

Nella loro opera fondamentale, la distinzione tra Destra e Sinistra ha poco a che fare con la politica o con fatti politici contingenti. Ha a che fare, piuttosto, con due cose fondamentali, strettamente collegate: la natura dell’uomo e la collocazione dell’Età dell’Oro.

La Sinistra, sin dai tempi di Rousseau, ha considerato l’uomo come sostanzialmente buono in un contesto sociale e istituzionale crudele e cattivo. Sciogliete le sue catene, liberatelo dalle costrizioni e il bene che c’è nella sua natura verrà fuori. Per la Destra, l’Età dell’Oro deve ancora venire.

La Destra, comunque, considera la natura dell’uomo come guastata. A Gulliver, il suo padrone a Brobdingnag, dice: “Non posso fare a meno di affermare che la vostra razza è la più perniciosa in natura che abbia mai strisciato sulla faccia della terra”. Questa miserabile creatura che è l’uomo deve quindi essere sottoposto ad un ordine. La Destra dà forza e valore alla tradizione perché, sempre citando Burke: “ abbiamo timore a collocare l’uomo nel suo proprio spazio di ragione privata perché abbiamo il sospetto che questo spazio sia troppo piccolo in ogni uomo e che gli individui farebbero meglio a rifornirsi alla banca generale e al capitale delle nazioni, e alle età”. Così l’Età dell’Oro risiede sempre nel passato.

Gli artisti di Sinistra, per quanto arrabbiati, sono degli ottimisti. Quelli di Destra, anche se equilibrati e intelligenti, sono dei pessimisti. Eppure, lo stesso uomo può essere di Sinistra in politica, per quanto riguarda le sue opinioni e la vita di ogni giorno, ma può essere di Destra nella sua Arte. Graham Greene è un buon esempio in tal senso: di Sinistra in politica, di Destra per quanto riguarda la natura dell’uomo nei suoi romanzi.

Una conclusione la vuole trarre, modestamente, anche il sottoscritto che ha tradotto questo articolo dall’inglese. Non è che molti artisti, scrittori, poeti e intellettuali, una volta acquisita fama e successo, hanno il cuore a Sinistra e il portafoglio a Destra? L’Età dell’Oro, tanto per mantenere l’espressione usata dall’autore inglese dell’articolo, una volta acquisita, deve essere mantenuta e difesa da tutti gli attacchi che potranno venire sia da una parte che dall’altra! O sbaglio? ( )
  AntonioGallo | Sep 24, 2020 |
It’s pretty rare to see a philosopher stumble on low hurdles as frequently as Bobbio does in this book. He asserts that a dichotomous left / right split is the most common way of representing the world because politics is by its nature antagonistic and divided into opposing sides (”just like war”). Then he writes that the choice between left and right is always best characterized by views which set equality against inequality, and further that the dichotomy must be significant because so many people make use of it.

How did it not occur to him that some political issues have nothing to do with equality? That any political movement which draws it strength from such issues immediately deviates from the left / right dyad as he defines it? That democratic politics is not at all like war because each party can antagonize a counter-party on one front while making concessions on others, and parties can form separate alliances on each front? That daily use of left / right language hardly proves its meaningfulness?

If, as he himself admits, a left/right categorization fits some political movements badly, then the best solution may not be to prolong contrived ways of forcing everything into left, right, or ”center”, but to adopt a more nuanced political terminology.
  thcson | Dec 10, 2016 |
Studiato ai tempi dell'università, lo trovati un accozzaglia di luoghi comuni e vecchie teorie che ai tempi della lettura (1994) speravo fossero morte e sepolte. ( )
  conraid | Nov 2, 2008 |
Prefazione di Carmine Donzelli
pp. XVII-221
2004 L. 25.172 € 13,00 ISBN 88-7989-858-2
Quarta edizione accresciuta

«Dunque, destra e sinistra esistono ancora? E se esistono ancora e tengono il campo, come si può sostenere che hanno perduto del tutto il loro significato? E se un significato ancora lo hanno, questo significato qual è?».

Parole chiave del nostro linguaggio politico, «destra» e «sinistra» stanno sperimentando una curiosa sorte e una contrastata fortuna. Mai come oggi, la tradizionale distinzione del campo politico viene da più parti contestata, come una contrapposizione che avrebbe ormai fatto il suo tempo e che non avrebbe più alcun senso. Mai come oggi, d’altro canto, la scena politica di gran parte del mondo occidentale – e quella italiana in particolare – è dominata dall’idea di una polarizzazione dello scontro tra due schieramenti contrapposti, che lottano accanitamente l’uno contro l’altro per conquistare la supremazia.
Dunque, destra e sinistra esistono ancora? E se esistono ancora e tengono il campo, come si può sostenere che hanno perduto il loro significato? E se un significato ancora lo hanno, questo significato qual è?
Il libro di Bobbio affronta la questione a partire dal suo più profondo nucleo teorico. L’essenza più intima della distinzione consiste nel diverso atteggiamento che le due parti – il popolo di destra e il popolo di sinistra – sistematicamente mostrano nei confronti dell’idea di eguaglianza. Naturalmente eguaglianza e diseguaglianza sono concetti relativi: né la sinistra pensa che gli uomini siano in tutto eguali, né la destra pensa che essi siano in tutto diseguali. Ma coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare necessariamente la soppressione.
Il rigore della trattazione dà conto, secondo il classico procedimento dell’autore, delle «ragioni» di entrambi i campi: «non mi domando chi ha ragione e chi ha torto, perché non credo sia di qualche utilità confondere il giudizio storico con le mie opinioni personali. Anche se non faccio mistero, alla fine, di quale sia la mia parte».
Pubblicato per la prima volta nel 1994, venduto in più di 300.000 esemplari, tradotto in 22 lingue, questo libro è diventato ormai un punto obbligato della discussione sulla politica contemporanea. Per un effetto paradossale, con il passare degli anni la sua attualità sembra aumentare piuttosto che diminuire. Questa edizione, pensata in occasione del decennale, esce all’indomani della morte dell’autore, con l’aggiunta di una nota dell’editore, dedicata a L’eredità di Bobbio. ( )
  MareMagnum | Feb 13, 2006 |
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Following the collapse of communism and the decline of Marxism, some commentators have claimed that we have reached the 'end of history' and that the distinction between Left and Right can be forgotten. In this book - which was a tremendous success in Italy - Norberto Bobbio challenges these views, arguing that the fundamental political distinction between Left and Right, which has shaped the two centuries since the French Revolution, has continuing relevance today. Bobbio explores the grounds of this elusive distinction and argues that Left and Right are ultimately divided by different attitudes to equality. He carefully defines the nature of equality and inequality in relative rather than absolute terms. Left and Right is a timely and persuasively argued account of the basic parameters of political action and debate in the modern world - parameters which have remained constant despite the pace of social change. The book will be widely read and, as in Italy, it will have an impact far beyond the academic domain.

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