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Handke tells the story of an Austrian writer - a man much like Handke himself - who undergoes a "metamorphosis" from self-assured artist into passive "observer and chronicler". He explores the world and describes his many severed relationships, from his tenuous contact with his son, to a failed marriage to "the Catalan", to a doomed love affair with a former Miss Yugoslavia. As the writer sifts through his memories, he is also under pressure to complete his next novel, but he cannot decide how to come to terms with both the complexity of the world and the inability of his novel to reflect it.… (lisätietoja)
Il mio sogno entrò in fiaba e divenne terra. (pagina 500)
In lieblicher Blaue bluhet mit dem metallenen Dache der Kirckturm… (Nel soave azzurro brilla con il suo tetto metallico il campanile…)
Hölderlin
Dove abita poeticamente l’uomo?
Quando l’abitare ci conduce al tempo, al lavoro, al quotidiano, il poeticamente contraddice il fare (ossia l’abitare)…
E a cosa ci porta questa riflessione?
Gli angeli tutti sono presi da un nuovo turbamento: certo non fu mai cosí intenso e vago il desiderio. Forse qualcosa ora s’annunzia che in sogno tu comprendi. Salute a te, l’anima vede: ora sei pronta e attendi. Tu sei la grande, eccelsa porta, verranno a aprirti presto. Tu che il mio canto intendi sola: in te si perde la mia parola come nella foresta.
(Rilke)
E cosa ci porta questa ulteriore riflessione? Chi ascolta e chi intende?
Hellooo!!! Anybody home???
E non era già accaduto che proprio soltanto grazie a uno stare a guardare si fosse creato qualcosa, un oggetto, una presenza di fronte, un nesso, addirittura una legittimità? (pagina 26)
Perché, del resto, non per la prima volta, mi sembra discutibile chiamare "io" quello che ero in passato, non solo il bambino, ma anche l'uomo dell'anno scorso. La mia incertezza sull'"io" è ugualmente grande per tutti gli anni, … (pagina 97)
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SCIS LEBEDUS SIT GABIIS DESERTIOR ATQUE FIDENIS VICUS ; TAMEN ILLIC VIVERE VELLEM, OBLITUSQUE MEORUM, OBLIVISCENDUS ET ILLIS NEPTUNEM PROCUL E TERRA SPECTARE FURENTEM
Tu sais que Lebedos est un village plus perdu que Gabies et Fidène. Et cependant c'est là que je voudrais vivre, oublier les miens, oublié d'eux aussi, et regarder au loin, depuis la terre, les fureurs de Neptune. Horace Γίνεσθε δὲ ποιηταὶ λόγου ϰαὶ μὴ μόνον ἀϰροαταί
Devenez des acteurs de la parole et non pas seulement des auditeurs. Épître de Jacques, I, 22
Omistuskirjoitus
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Ensimmäiset sanat
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1997
I Qui non ? Qui ?
J'ai fait une fois dans ma vie, jusqu'à présent, l'expérience de la métamorphose. Auparavant, elle n'était pour moi qu'un simple mot, et lorsqu'elle commença, non pas doucement, mais d'un seul coup, je la pris d'abord pour ma fin. [...]
Sitaatit
Viimeiset sanat
Erotteluhuomautus
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Alkuteoksen kieli
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Handke tells the story of an Austrian writer - a man much like Handke himself - who undergoes a "metamorphosis" from self-assured artist into passive "observer and chronicler". He explores the world and describes his many severed relationships, from his tenuous contact with his son, to a failed marriage to "the Catalan", to a doomed love affair with a former Miss Yugoslavia. As the writer sifts through his memories, he is also under pressure to complete his next novel, but he cannot decide how to come to terms with both the complexity of the world and the inability of his novel to reflect it.
(pagina 500)
In lieblicher Blaue bluhet mit dem metallenen Dache der Kirckturm…
(Nel soave azzurro brilla con il suo tetto metallico il campanile…)
Hölderlin
Dove abita poeticamente l’uomo?
Quando l’abitare ci conduce al tempo, al lavoro, al quotidiano, il poeticamente contraddice il fare (ossia l’abitare)…
E a cosa ci porta questa riflessione?
Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai cosí intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno a aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.
(Rilke)
E cosa ci porta questa ulteriore riflessione? Chi ascolta e chi intende?
Hellooo!!!
Anybody home???
E non era già accaduto che proprio soltanto grazie a uno stare a guardare si fosse creato qualcosa, un oggetto, una presenza di fronte, un nesso, addirittura una legittimità? (pagina 26)
Perché, del resto, non per la prima volta, mi sembra discutibile chiamare "io" quello che ero in passato, non solo il bambino, ma anche l'uomo dell'anno scorso. La mia incertezza sull'"io" è ugualmente grande per tutti gli anni, … (pagina 97)
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