Esiste un Guareschi popolare, quello di Don Camillo e Don Peppone, lo scrittore popolare che raccontò l’Italia per come era e per non come sarebbe piaciuto a qualcuno. E per questo andò in galera, primo giornalista importante a vedere il cielo a strisce per un reato di opinione. Ma prima di allora Guareschi, un gigante della letteratura umoristica del secolo scorso, e a mio avviso il termine umoristica è superfluo, già fu carcerato: non per un’opinione, ma per un fatto: quello di essere italiano. In questa importante edizione, grande formato, ottima carta, la Rizzoli offre al lettore una bellissima raccolta degli scritti e dei disegni di Guareschi, preceduta dalla straordinaria “la favola di Natale”, con la quale l’autore durante la prigionia immagina la visita di Albertino e della mamma nel lager, la moglie no, perché le mogli i mariti non li vanno mica a cercare, perché devono aspettarli a casa. Le riflessioni di Guareschi, drammatiche per il momento storico, ma sempre alleggerite dalla sua incredibile capacità di ironizzare su tutto, sono di grandissima attualità: le innate capacità dell’uomo di superare i momenti difficili, il valore del senso della patria e la funzione dell’Europa, concetto che Guareschi anticipò quasi un secolo fa. Altra gente, altri scrittori, altra cultura. ( )