Si legge in fretta sia perché è ben scritto sia perché non offre spunti di particolare densità, su cui soffermarsi ed approfondire. Lo sa e si costruisce una via d'uscita già nell'Introduzione, dove puntualizza che non di miti si tratta nel libro ma di mitoidi, cioè "frammenti mitici a tempo determinato, stelle provvisorie che [...] appaiono e scompaiono improvvisamente [...] fiammeggiando nell'etere contemporaneo prima di diventare lune morte della ragione". Cioè qualunque cosa si sia diffusa anche solo per un po'. Il linguaggio usato è piuttosto enfatico e per di più con un'attenzione specialissima verso le tecnologie. Fin esagerato. Come se le avesse scoperte ad una certa età (absit iniuria verbis) e ne fosse rimasto affascinato. Siamo lontani dall'omonimo di Barthes. ( )