Uno dei più bei libri/saggi storici che ricordi, che ti fa ripensare, alla luce di fatti ed idee obbiettive ed oggettive, a cosa è stato (per noi) il risorgimento, e di come in Europa si è voluto distruggere l'impero asburgico in nome di idee massoniche ( )

Interesting but fundamentally flawed. The author has a bad case of nostalgia for Austria-Hungary, and he regrets its disappearance. More specifically, he thinks that the Allies should have made the preservation of the Empire one of their priorities. He is especially critical of the French who, in his view, made a disastrous decision by winning the war outright, rather than simply ending it at some point of the Habsburgs' convenience. Much is made of the peace ouvertures of Emperor Charles, although it remains highly doubtful what chance of succes they actually had in the face of German policy, even if the Allies had reacted favourably.

The whole book is written from a legalistic and diplomatic point of view, where memoranda have more weight than battles and titled representatives discuss agreements based on articles of the Treaty of Westphalia. The realities of early 20th Century politics hardly get a look in. Ludendorff is barely mentioned, as are the French mutinies of 1917, surely the point when a compromise peace was most likely in France. Also, it is never convincingly argued what chance a federal state under Charles would have in 1918. Rather, the author shows how, by obstinately clinging to their privileges, the Germans and Hungarians dug the grave of the Empire. ( )

In questo studio sulla fine dell'impero austro-ungarico e la dissoluzione di un'epoca, Fejt òribalta l'opinione diffusa tra gli storici che la fine della monarchia asburgica fosse dovuta soprattutto alle ostilità che opponevano i diversi popoli dell'impero. Con l'ausilio di molti documenti inediti, il celebre studioso dimostra che i conflitti nazionali non furono da soli determinanti, e che senza l'intervento dei vincitori della Grande Guerra, decisi a cancellare l'Austria-Ungheria dalla carta d'Europa, la corte di Vienna sarebbe probabilmente rimasta al potere. Diversa sarebbe stata anche la sorte dei paesi mitteleuropei, che nei decenni successivi furono catastroficamente annessi prima al Reich e poi all'Urss. Quadro vivissimo e amaro, velato di nostalgia, della fine di un mondo, questo saggio, osserva Sergio Romano, dopo il crollo dell'impero sovietico e il crescere dei problemi dell'Europa centro-orientale, costituisce per noi "qualcosa di più di una interpretazione del passato: è una guida alla lettura del futuro. ( )