Kirjailijakuva

Isabella Vaj

Teoksen Mille splendidi soli tekijä

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Tekijän teokset

Associated Works

Leijapoika (2003) — Kääntäjä, eräät painokset52,754 kappaletta
Tuhat loistavaa aurinkoa (2007) — Kääntäjä, eräät painokset30,273 kappaletta
Ja vuoret kaikuivat (2013) — Kääntäjä, eräät painokset7,169 kappaletta
How to Read the Air (2010) — Kääntäjä, eräät painokset485 kappaletta

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Yleistieto

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Jäseniä

Kirja-arvosteluja

Inizialmente gli avevo dato quattro stelle ma riflettendoci, in cerca di argomentazioni per scrivere una recensione che comunque non sarebbe stata tenera ho concluso che no, quattro stelle non se le merita (e forse neanche tre).

Perché lo ammetto: mi sono lasciata manipolare da Khaled Hosseini. Il romanzo si fa leggere in fretta (per 4 giorni è stato quasi un'ossessione) e per quanto mi riguarda ha tenuto viva l'attenzione, non vedevo l'ora di capire come la storia si sarebbe evoluta. Tuttavia anche mentre lo leggevo capivo che era un'attenzione "di pancia": non "di testa" e neanche "di cuore". E alla fine, scrollato via il sentimentalismo che trasuda pagina dopo pagina, vengono a galla i non pochi difetti della storia.

1) I personaggi non hanno spessore. Sono appena tratteggiati, stereotipati; non hanno sfumature, non sembrano persone vere e spesso non si comportano in maniera verosimile. Il romanzo è costellato di comportamenti bislacchi. Nana, la mamma di Mariam, si suicida impiccandosi appena sua figlia quindicenne si allontana un attimo da casa per la disperazione di averla perduta; senza preoccuparsi che le possa essere successo qualcosa di brutto andando da sola in una città in cui non è mai stata, senza cercarla, senza aspettare, e di fatt consegnandola a un futuro di merda. Jamil, il padre di Mariam, descritto come l'uomo di mondo, l'imprenditore ricco e potente che in realtà non è che un burattino nelle mani delle mogli le quali lo costringono ad allontanare di casa la sua figlia illegittima ormai orfana di madre; a quel punto il Ranzani di Herat deve urgentemente trovare un genero, e tra tutte le persone decenti a cui, verosimilmente, un imprenditore potrebbe arrivare, non riesce a trovare di meglio che un ciabattino vecchio, violento e avvinazzato. Il ciabattino violento e avvinazzato, che per gran parte del romanzo pesta le mogli con pervicacia, goduria e anche una certa dose di rassegnazione, inspiegabilmente non fa nulla di male ad Aziza, la figlia di Laila della quale sa benissimo sin dall'inizio di non essere il padre; da un personaggio così crudele e spietato ti aspetti come minimo che affoghi questa bambina in un catino come si fa coi gatti, ma forse i mass readers occidentali non hanno lo stomaco abbastanza forte per leggere di violenza vera contro i bambini. Eccetera eccetera, ci sono decine di esempi come questi. Il piattume dei personaggi e i loro comportamenti inspiegabili fanno sì che il coinvolgimento emotivo (positivo o negativo) verso di loro era estremamente superficiale, fasullo.

2) La storia dell'Afghanistan tra il 1960 e il 2005, che dovrebbe essere la vera protagonista del romanzo (visto che il tema è la condizione femminile in quegli anni e in quell'area) viene relegata a sfondo cartonato. Di tanto in tanto, per contestualizzare un po' i salti temporali tra un capitolo e l'altro, si buttano manciate di informazioni sporadiche e incomplete sulla situazione politica e sulla guerra ma senza offrire al lettore un quadro chiaro,senza promuoverla da pretesto per raccontare le vicenducole sentimentali dei protagonisti a regina della trama.

3) La condizione femminile è pure un altro tema che viene affrontato con superficialità, per due motivi. Il primo, che se vuoi davvero accusare un sistema di essere iniquo nei confronti delle donne non parli di una singola famiglia tra le centinaia di migliaia di famiglie in Afghanistan ma preferisci un approccio corale (anche se a quel punto devi essere in grado di caratterizzare i personaggi, e abbiamo già visto che su questo non ci siamo). Il secondo, che se il tema è la condizione femminile non rendi una delle due protagoniste del romanzo una martire a tuttotondo, una che accetta supinamente tutto quello che il destino (cioè gli altri, perlopiù uomini) le propina, una che sceglie di essere una vittima nel momento in cui, dopo 13 anni di matrimonio infelice col ciabattino, il padre Ranzani va a trovarla e lei, invece di farsi portare via da quella vita d'inferno sceglie di fare l'orgogliosa e di non volerlo vedere. Inoltre, ancora una volta, il tema è buttato lì senza riferimenti, (storici, religiosi, culturali), salvo quando, a più di metà del romanzo, non si parla di un volantino dei talebani con tutti gli obblighi e i divieti imposti agli uomini e alle donne. Meno di mezza pagina. Ho trovato che questo tema fosse affrontato in maniera molto più intensa ed incisiva nelle sole 142 pagine del romanzo [b:Venivamo tutte per mare|13319084|Venivamo tutte per mare|Julie Otsuka|https://images.gr-assets.com/books/1324928869s/13319084.jpg|15369956], solo per fare un esempio: con uno stile molto più asciutto eppure infinitamente più coinvolgente.

In ultima analisi, i difetti marchiani di questo romanzo originano, secondo me, nel concept: con tutta evidenza Mille splendidi soli è stato scritto in maniera scientifica, chirurgica, per essere un best seller, per rivolgersi al mass market occidentale, e non per essere una testimonianza o un atto d'accusa forte. È stato scritto per emozionare e non per informare o coinvolgere, è un Harmony travestito da romanzo di denuncia. Il che va bene, ci mancherebbe, ma non è quello che io cerco in un romanzo. Perché, allora, tre stelle? Perché non nego di averlo letto voracemente e di averlo trovato, rispetto agli altri bestseller che ho letto, uno dei migliori.
… (lisätietoja)
 
Merkitty asiattomaksi
lonelypepper | Feb 22, 2018 |

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