Ferruccio Parazzoli

Rievocazione autobiografica degli anni della prima adolescenza, alla fine della guerra, trascorsi in una città marchigiana di provincia, mai nominata (chissà perché), ma riconoscibilissima per che ne abbia familiarità: Macerata. Sono rievocati bene l’ambiente, intriso di cattolicesimo e di superstizione, come pure la quotidianità frugale di quegli anni e l’aprirsi alla vita alla fine dell’infanzia. La debolezza del libro è soprattutto nei dialoghi, artefatti e privi di spontaneità.

Ad una rilettura mostra qualche limite che la prima volta non avevo percepito. Rimane comunque un bel libro.